t
Civiltà versus Barbarie
LE POINT DE VUE D'UN IDIOT
Mario Contini Junior
Il processo di pace nel Medio Oriente è sempre in stallo, e la violenza dell’Esercito di Israele contro i palestinesi si intensifica.
La moltiplicazione dei conflitti interni è una caratteristica importante delle ultime decade del XX secolo e l’inizio del nuovo millennio.
Le disintegrazioni degli Stati conosciuti come socialisti - principalmente l’Unione Sovietica e l’Iugoslavia - fece rinascere le rivalità etniche e religiose che erano state congelate o dimenticate per un certo tempo.
L’URSS che lottava per l’egemonia mondiale contro gli USA, durante gli anni Novanta si tuffò in una grave crisi interna. Già gli USA ebbero le loro capacità d’intervento militare nelle zone di conflitti aumentata, in mancanza di rivali geopolitici di una certa portata.
Dei 36 confronti armati accaduti nel mondo nel 2000, 27 erano interni e 9, guerre internazionali. Il numero delle vittime supera le 100.000. Attualmente, 65 gli Stati coinvolti nelle guerre, e 667 conflitti tra milizie-guerriglieri e gruppi separatisti.
In Africa, sono 7 le regioni o provincie autonome che lottano per l’indipendenza; in Asia, sono 20; in Europa, sono 12; in Medio Oriente, sono 2 (Kurdistan e Palestina).
Fondamentale per la “difesa” degli Stati in situazione d’emergenza esterna, interna e strategiche come strumento di dissuasione nel scenario internazionale, le armi belliche movimentano un commercio stimato in 64,4 miliardi di dollari nel 2014. Al comando della classifica degli esportatori di armi troviamo gli Stati Uniti, che gestiscono un terzo del traffico a livello planetario per un guadagno di oltre 21 miliardi di dollari, e che, sono stati anche i maggiori beneficiari della crescita dei commerci. Le armi con il marchio a stelle e strisce, prodotte soprattutto da aziende leader del settore, come Boeing, Lockheed Martin et Raytheon. Il più grande importatore mondiale di armi è l’Arabia Saudita (spesa di 6,4 miliardi di dollari), che ha registrato un aumento degli acquisti del 54%, scavalcando l'India, che si è fermata a "soli" 5.5 miliardi di dollari. In aumento anche il mercato degli Emirati Arabi Uniti, che ha raggiunto i 2.2 miliardi di dollari. Taiwan (2,6 miliardi di dollari), che aumenta la sua domanda a causa delle crescenti tensioni con la Cina - anche quest’ultimo paese, un grandissimo compratori di armi nell’anno, a fianco dell’India e di alcuni paesi africani.
Nel 2001, tutti i mezzi d’informazioni occidentali erano coalizzati attorno agli USA nel “combatte” al terrorismo. I giornali riportavano la significativa dichiarazione del Presidente statunitense come “la guerra della civiltà contro la barbarie”. Quanta ipocrisia! In nome della “civiltà contro la barbarie”, gli USA sterminarono le tribù indigene ribelli, che si opponevano all’occupazione delle loro terre. In nome della “civiltà contro la barbarie”, gli USA portarono avanti una guerra interna (1861-1865) tra un Sud agrario e schiavista e un Nord industrializzato, ma con una popolazione ridotta alle nuove forme di schiavitù (la massa proletaria). La schiavitù nera giustamente venne abolita, ma la punizione agli Stati del Sud, sotto il regime dell’apartheid, venne inflitta soltanto dopo l’assassinio di Lincoln, creando risentimenti reciproci, la crescita delle discriminazioni razziali.
Alla fine del XIX secolo, gli USA emergono come potenza imperialista: l’annessione dell’arcipelago delle Hawaii nel 1898; nello stesso anno la guerra contro la Spagna e la conseguente conquista dei territori nel Caribe (Porto Rico) e nel Pacifico (Filippine e Guan). All’inizio del XX secolo (1903), gli USA provocano l’indipendenza del Panama (che faceva parte della Colombia) soltanto per prendere possesso delle zone del canale. Militari statunitensi intervengono nel Messico e nell’America Centrale in diverse occasioni. Durante la I Guerra Mondiale, gli USA invia le truppe per lottare a fianco dell’Inghilterra e della Francia. Finora, l’unico intervento degli USA che si potrebbe dire giusto.
Nella II Guerra Mondiale, in risposta all’attacco giapponese alla base di Pearl Harbor, nel 1941, gli USA inviano le truppe contro le forze nazi-fasciste, non per combattere la piaga del nazismo, ma soltanto dopo essere stata colpita direttamente. Questo legittimo e giusto intervento venne completamente svuotato di valore morale, quando gli USA, cercando di dimostrare la sua forza con intenzioni intimidatorie, lanciano le bombe atomiche sulle inerme città giapponese di Hiroshima e Nagasaki. Allora, noi possiamo legittimamente domandare: era necessario quella dimostrazione di forza, quella strage perpetrata per forzare la resa di un paese già inginocchiato? Gli USA dovevano per forza dimostrare il loro potere, anche perché la vita di un indigena americano, di un cittadino messicano, di un centroamericano, di un giapponese vale, dal loro punto di vista, sicuramente meno di uno statunitense.
No! Gli USA non si sono mai accontentati. Il loro modello di civiltà doveva dimostrare d’essere vincente, di dominare. Allora, che ci sono a fa? Vanno in Corea, nuova guerra della “civiltà contro la barbarie”, anche perché lo spettro comunista si aggirava e andava combattuto con tutti i mezzi a loro disposizione. Perché accontentarsi? Non basta! Gli USA debbono salvare la civiltà contro la barbarie. E’ arrivato il momento del Vietnam. Non importa se il Vietnam ancora oggi soffre le conseguenze di più di una decade di guerra ed i bombardamenti USA con defogliante chimico “agente Arancio” che hanno distrutto grandi aree agricole e di foreste, ancora non ricuperate. Ma cosa si può dire davanti allo stupore? Per gli USA, la vita di un vietnamita, uno sporco giallo, non ha alcun valore se messa a confronto con uno statunitense.
Mi rifiuto di chiamare americano un cittadino degli Stati Uniti. No! Gli americani sono altri, sono quei popoli sterminati da loro nelle regioni che occuparono arbitrariamente per portare la "civiltà". Io sono americano, poi sono latinoamericano e mi sento rubato dagli USA anche nella mia identità.
Il problema è che gli Stati Uniti hanno la tendenza e la pessima abitudine di interpretare ogni cosa a loro favore. Quando, nel 1823, venne dichiarata la “Dottrina Monroe”, gli statunitensi cominciarono a convincersi che tutto il continente era di loro proprietà. Così, gli USA andarono in Guatemala e fornirono le armi e appoggio logistico per il golpe militare del colonnello Carlos Armas contro Arbenz, nel 1954. La fine della guerra? Non sono contati i 150.000 morti ed i 50.000 “desaparecidos” durante i 36 anni di guerra civile patrocinata dagli Stati Uniti. A dicembre 2005 è stata scoperta una grande quantità di documenti della Polizia nazionale, rivelando i metodi che gli ufficiali per la sicurezza pubblica utilizzavano durante la guerra civile guatemalteca. No! La vita di un indigeno guatemalteco vale poco e neanche la vita del vescovo Gerardi ha alcun valore. Forse perché non è un cittadino statunitense! Forse, nemmeno la vita dell’arcivescovo Oscar Romero, di El Salvador, difensore dei diritti umani (quegli sì, diritti umani!) aveva alcun valore. Era soltanto un intralcio. Non importa! Gli USA avevano altri progetti! Aiutarono con armi e denaro i militari contro lo spettro comunista. Incredibile! Gli USA cessano l’aiuto temporaneamente ai militari di El Salvador, soltanto dopo che 3 suore statunitensi sono ammazzate dai paramilitari. Non è finita! Riprendono con l’aiuto ai gruppi paramilitari immediatamente dopo che i 4 militari confessano, nel 1998, di aver agito seguendo ordini superiori. Il numero delle vittime? Il numero dei “desaparecidos”? Sono migliaia! Non vi spaventate! Quando si ragiona su questi fatti, bisogna pensare a numeri. E’ impossibile ragionare sui singoli, anche perché, in verità, siamo soltanto dei numeri.
Certo! Anche gli stati Uniti hanno le loro paure! Alcuni paesi accennano di voler uscire della loro orbita. Come accettare allora che anche Cuba ha diritto all’autodeterminazione? Ritorna il vecchio slogan: “l’America agli americani, cioè, vollero dire: l’America agli statunitensi!” Cuba, per gli USA doveva continuare ad essere un casinò ed il suo crupié, Fulgencio Batista. Ma no! Cuba si libera dell’oppressione e lancia un importante segnale di speranza a tutti i popoli dell’America Latina. In questo modo, però, gli USA rischiavano di perdere il loro dominio. Il nuovo governo va combattuto, i barboni sono indisciplinati! Così, Fidel Castro diventa il nemico numero uno degli USA. Gli Stati Uniti si decidono di finanziare gli anti-castristi, quegli sì, sono gli amanti della libertà e della civiltà. Allenati dalla CIA sbarcano nelle Baia dei Porci in un tentativo frustrato di sconfiggere il governo rivoluzionario e ristabilire gli interessi economici ed il loro modello di vita.
Ancora oggi, Cuba soffre con l’embargo economico imposto dagli USA che vietarono addirittura la vendita di alimenti e medicinali da parte del mondo "civilizzato". Fine dell’embargo? Forse, alla fine del 2014 sono giunti a un accordo e sembra … “sembra” che le cose si possono normalizzare. Ma forse no! Nemmeno la vita di un cubano sembra aver valore per gli USA. E’ ancora la dichiarazione di guerra della civiltà contro la barbarie. Tutto però si può dire, tranne chiamare il popolo cubano di barbaro.
Negli anni Cinquenta, tutti i paesi latino-americani che cercarono di sfuggire agli artigli USA, pagarono un prezzo troppo alto in termini di popolazioni civili. I militari, appoggiati dalla CIA, in Paraguay, rappresentati dal generale Stroesner, instaurarono una ferrea dittatura dal 1954 al 1989, causando la morte di migliaia di oppositori politici e un numero elevato di “desaparecidos”.
Lo stesso vale per l’Uruguay, quando i militari, sempre con l’appoggio della CIA, imposero un governo dittatoriale, nel 1973, rappresentati da Juan Maria Bordaberry.
Naturalmente, in questo mondo è difficile che i carnefici paghino per i loro crimini, così, va al potere Julio Maria Sanguinetti e non perde tempo e fa approvare la “Legge del Punto Finale”, l’amnistia per gli assassini del dittatura militare.
Il Brasile stato sempre visto dagli USA come un paese alleato, con cui si poteva contare in ogni circostanza. Il Brasile è un caso particolare, poi stato l’unico paese latinoamericano a inviare un contingente militare in Europa, per combattere durante la II Guerra Mondiale, dopo aver, nel 1942, dichiarato guerra all’asse. Non importava agli USA se in quel momento il Brasile avesse un governo d’ispirazione fascista con Vargas. No! A Vargas avrebbero pensato dopo. E così stato. Immediatamente dopo la fine della guerra, gli USA impongono un cambio al timone. Naturalmente, la scelta cadde sulla categoria che più potevano fidarsi: i miliari. Vargas era un nazionalista e, in modo demagogico, bloccava fino ad un certo punto l’interessi statunitensi nell’economia brasiliana. Gli USA organizzarono il golpe di stato a favore dei militari e crearono, insieme ai partner, la “Scuola Superiore di Guerra”, dove svilupparono la famigerata “Dottrina di Sicurezza Nazionale”. Gli USA confermarono la loro protezione internazionale, dicendo che la preoccupazione del governo dovrebbe essere soltanto quella di combattere, uccidere e torturare i nemici interni: i sovversivi, i maledetti comunisti, i barbari dei nuovi tempi. La loro idea poteva essere riassunta in poche parole: “Salviamo la famiglia, la proprietà privata, la civiltà in nome di Dio!" Vargas comunque ritorna al potere, per poco tempo, è vero, ma il sufficiente per puntare la pistola alla tempia e spararsi. Un gesto drammatico che servì soltanto a posticipare la feroce dittatura che s’instaurò al potere grazie alla complicità della CIA. Dal 1964 al 1985, il Brasile ha vissuto il peggiore periodo della sua storia. Tortura, uccisione, sparizione di oppositori politici e non, era l’immagine che ritrattava il Brasile all’estero. La cupola militare e la CIA organizzavano le lezioni di torture, dove gli specialisti statunitensi insegnavano agli allievi brasiliani come torturare i cosiddetti sovversivi. In queste serate, i banchi degli anfiteatri erano divisi tra i gli scolari militari, gli addetti alla tortura, ed i grossi nomi della finanza brasiliana che avevano appoggiato il golpe del 1964. Migliaia di persone sono state ammazzate nelle camere di tortura, senza nessuna pietà per la sofferenza umana.
Morte alla "barbarie comunista!”. La repressione affonda gli artigli e organizza i colpi militari ovunque. Così, con l’appoggio specializzato dei militari brasiliani e della CIA, Pinochet, l’amico della libertà e degli USA, prende il potere in Cile. Quanti morti! Quanta sofferenza! Quanti “desaparecidos”! La tortura è istituzionalizzata. Anche lì, gli USA mandano i suoi specialisti del terrore. Gli USA sono arrivati al punto di pubblicare un manuale per i suoi allievi latino-americani di come sequestrare, torturare e uccidere gli oppositori. Spiegavano l’orario del giorno migliore per il sequestro; l’intensità della luce per un efficace risultato; come impostare le domande; ecc., ecc. Questo manuale circolò nel Centro-America fino al 1984/85. Ancora morti! Ancora terrore!
Allarme! La barbarie comunista rischia di distruggere la civiltà in Granada. Gli USA non accettano, poi debbono dimostrare di essere il paladino della giustizia mondiale; debbono salvare il mondo dalla barbarie. Così, occupano il paese e lo restituiscono alla civiltà della monarchia granadina. Ma quanto può valere la vita di un cileno, di un argentino, di un granadino, di un brasiliano, di un cittadino dell’Uruguay o del Paraguay? Sicuramente meno della vita di uno statunitense.
Quando gli USA sentirono che era arrivato il momento, che l’URSS non era tutto quel mostro che sembrava, anzi, che i sovietici erano imperialisti come loro, allora decisero di allontanare i carnefici militari dal potere. Via dall’Argentina; via dal Brasile; via dal Paraguay; via dal Cile. È ora di dare il potere in questi paesi ai nuovi alleati: i “Chicago Boy”. È ora di pensare fermamente alla globalizzazione. I militari non servono più; sono servito per far fuori gli oppositori, quegli che potevano ostacolare gli interessi economici degli Stati Uniti in questi paesi. I militari sono troppo nazionalisti e possono diventare pericolosi. Era ora di rafforzare ancora di più il colonialismo economico.
Ancora barbarie! Così, l’URSS, che si credeva anche essa protettrice del mondo civilizzato, invade l’Afghanistan per combattere i guerriglieri islamici che misero giù il governo pro-sovietico. Ma dove sono gli eroi? Dove si trovano? Gli USA sentono la necessità di salvare ancora un popolo, soprattutto perché lottano contro il pseudo-comunismo sovietico. Gli USA cominciano allora ad aiutare i guerriglieri islamici, insieme al Pakistan e l’Iran. L’Unione Sovietica sconfitta, inizia il ritiro, si rende davanti l’extra-potere dei mujahedin, capeggiati da Osama Bin Laden e Rambo, che hanno potuto contare con l’aiuto USA per salvare la civiltà minacciata dalla barbarie.
Il mondo civilizzato però, è sempre a rischio! Il Xà di Persia Reza Pahlevi scappò dall’Iran, portando una fortuna incalcolabile. Allarme nel mondo civilizzato. “L’uomo degli USA nel Medio Oriente è in pericolo!” - dicono gli statunitensi. “Lo abbiamo sempre sostenuto nel potere e deve ancora pagarci per le armi consegnate in tutti quegli anni! Lì ci sta il petrolio che ci serve e non possiamo dar vinta ai barbari!” - pensavano gli USA.
Nell’Iran venne proclamata ufficialmente la Repubblica Islamica. Scoppiano i problemi, all’occupazione dell’Ambasciata statunitense e gli ostaggi, gli USA rispondono con il congelamento dei beni iraniani negli Stati Uniti. Non resta altra alternativa agli USA dopo il tentativo frustrato di salvare gli ostaggi, che appoggiare l’Iraq che si trova già in guerra con l’Iran. Il problema è che Saddan Hussein era arrivato al potere attraverso un golpe di stato, ma per gli USA non è importante. Si sentono ancora feriti nel loro orgoglio. Gli USA trovano così, nell’Iraq l’alleato per sconfiggere la barbarie iraniana. Finanziano Saddan Hussein e l’appoggiano con armi l’invasione dell’Iran, iniziando una guerra che durerà fino al 1988. Ancora una volta, le potenze occidentali prendono parte ad un conflitto, con Israele, l’URSS, i paesi arabi moderati (tra loro l’Arabia Saudita e l’Egitto), oltre naturalmente gli USA, timorosi che la rivoluzione islamica (la barbarie!) si espandesse alle altre nazioni del Medio Oriente e alle repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale. Ma gli USA devono pensare al futuro, sanno che il nemico di oggi può diventare un alleato domani. Così, gli USA ed amici autorizzano l’uso di armi chimiche - proibite dalle Convenzioni Internazionali - contro i kurdi di Halabja, uccidendo 5000 civili. Ma cosa sono 5000 civili kurdi? Niente! La vita non ha valore in quella parte del mondo. Il loro stilo di vita va condannato e sostituito dai valori occidentali. Saddan Hussein è un amico degli USA e viene protetto. Ma la grande potenzia occidentale, gli Stati Uniti, non possono concentrare i loro pensieri soltanto su quella parte del mondo. Altre nazioni devono essere salvata dalla barbarie; altre nazionale devono abbassare lo sguardo e assimilare i veri valori della civiltà occidentale. Troppe confusioni!!! Gli USA si confondono e vendono le armi al nemico, l’Iran! La CIA aveva bisogno di denaro per continuare la lotta nel Centro-America contro la barbarie comunista troppo vicina alla propria casa. Vendono le armi all’Iran e ripassano il denaro ai contras nel Nicaragua. Certo! Ancora una volta vedevano lo spettro del comunismo troppo vicino a casa e si sentivano nell’obbligo di salvare il loro amico Somoza. Naturalmente, la famiglia dell’assassino di quel pezzente di Sandino meritava un riguardo speciale. Gli USA dovevano aiutare la famiglia Somoza, soprattutto dopo che quel barbaro comunista di Carlos Fonseca aveva creato il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale. Allora, i luogotenenti di Rambo, cioè Reagan, promuovono la vendita illegale di armi all’Iran (il nemico del momento!) con ripasso del denaro ai contras, i paramilitari che combattevano eroicamente il governo barbaro del Nicaragua.
Anche lì, in Nicaragua, migliaia di morti, torturati, “desaparecidos”, ma quanto può valere la vita di un barbaro del Nicaragua? Niente! Non è mica un statunitense!
Peccato! La guerra tra l’Iran e l’Iraq arriva alla fine. Il risultato finale è di 400.000 iraniani morti da una parte e 300.000 iracheni dall’altra. Gli USA devono trovare un altro nemico da combattere (i depositi di armi sono pieni, c’è bisogno di trovare un mercato, anche perché sono armi convenzionali superate. È necessario rinnovare i depositi con armi più moderne!). Per forza! Gli USA devono aspettare il momento giusto per agire, e che non tarda ad arrivare. L’Iraq, l’alleato nella guerra contro Khomeini, occupa il Kuwait. Saddan Hussein responsabilizza il paese vicino per il bassa prezzo del petrolio, al vendere più della cotta stipulata dall’OPEC. Non c’è più la contrapposizione dentro il Consiglio di Sicurezza dell’ONU; gli USA e company, ormai sono d’accordo su tutto. L’ONU così, condanna l’invasione del Kuwait (l’alleato dell’occidente) e gli USA, con 30 nazioni collegate, iniziano il bombardamento contro l’Iraq, con l’operazione Tempesta nel Deserto. In poco più di un mese, tempo della durata del conflitto, il risultato è quasi soddisfattorio: 100.000 soldati e 7000 civili iracheni; 30.000 kuwaitiani, morti! Gli USA, con i bombardamenti chirurgici sbagliarono poco, soltanto 7000 volte. Ma cosa vuole che sia 7000 civili? Gli USA piangono soltanto i 500 militari caduti sul fronte. Non importa i morti iracheni, quegli non contano, e nemmeno quegli kuwaitiani. Pesano di più i 500 militari occidentali. Ancora oggi, il popolo iracheno sta pagando un prezzo troppo elevato per quella guerra, anche perché, se l’intenzione degli USA fosse la giustizia (anche quella occidentale poteva starci!), un carnefici come Saddan Hussein non sarebbe rimasto al potere. Gli USA non trovano interessante finire con la tragica tragedia, anche perché, prima o poi, Saddan Hussein potrà tornare a servire agli obiettivi statunitensi. Si! Questa affermazione in quel momento sembrava giusta, non c’erano contra indicazioni. Ma anche per Saddan Hussen arriverà il momento.
Nel frattempo, tanta disgrazie continuano a colpire il popolo iracheno, ma soprattutto il popolo kurdo che continua a marcire tra i bombardamenti chimici e la tortura. Saddan Hussein è ancora lì, la minaccia o scusa necessaria per manipolare l’opinione pubblica occidentale e che possa ricordarla che i tiranni esistono e che è necessario continuare a vigilare e produrre armi; spendere parte delle risorse di un paese in un mondo perennemente in guerra. È così! L’opinione pubblica è portata al punto di vivere nel terrore. Così, quando l’occidente farà scattare i suoi piani, la popolazione sarà convinta dalla necessità di un’altra guerra per salvare la civiltà della barbarie. L’unico problema è questa presunzione dell’occidente, convinto da sempre di trovarsi in una condizione di pseudo superiorità culturale, quando il diverso non viene rispettato, nemmeno visto come fattore di crescita e di scambio, ma irrazionale e barbaro, può distrugge le fondamenta della cultura eurocentrica.
L’occidente, ma prima di tutti gli USA, ha sempre usato d’astuzia quando si trattava di destabilizzare una nazione che non portava avanti il modello di vita occidentale.
La sconfitta di quello che l’occidente convenzionò chiamare comunismo o socialismo reale, nel 1989, portò l’Iugoslavia ad abolire il regime di partito unico. Le divergenze tra la Serbia e le altre repubbliche si aggravarono. Una a una le repubbliche proclamarono la loro indipendenza: Croazia e Slovenia inizialmente. È la guerra! L’Iugoslavia invade la Slovenia, entra in guerra contro la Croazia; la Macedonia dichiara l’indipendenza (ma i greci non la vogliono riconoscere perché teme una futura rivendicazione sulla regione dello stesso nome!). Comincia la guerra civile nella Bosnia-Erzegovina. Migliaia di morti... l’ONU interviene e l’opinione pubblica internazionale appoggia le repubbliche nelle loro richieste. ... Ogni popolo ha il diritto all’autodeterminazione... Ma i Paesi Baschi continuano a lottare per la loro indipendenza; l’Irlanda Nord continua a lottare contro l’occupazione inglese... Ma non si può difendere il carnefice Slobodan Milosevic, che dava appoggio logistico, militare e finanziario alle milizie serbe e le loro famigerate pulizie etniche; non si può difendere l’altro assassino Franjo Tudjman, quando cerca d’incorporare la Bosnia-Erzegovina allo Stato croato, pulendo anche lui la sua etnia. Finita la guerra, più di 200.000 morti, la maggioranza assoluta di civili. Mi domando se questa guerra non scoppiasse nel cuore dell’Europa, il mondo occidentale, quello civilizzato, sarebbe intervenuto? Una guerra alle porte di casa nostra fa sempre più paura. Nessuno vuole saperne quando le disgrazie succedono lontane. L’occidente così, può dormire più tranquillo! Un’altra vittoria della civiltà contro la barbarie, ma Milosevic, Tudjman hanno continuato al loro posto; hanno continuato a governare! Perché? Sarà perché potevano servire in futuro, per un’altra guerra ancora e mantenere sempre in movimento la macchina della guerra e tutti i suoi benefici economici?
Per il mondo occidentale è necessario che nascono i Hitler, i Milosevic, i Chevarnadze, i Saddan, i Tudjman, i Blaskic, i Karadzik, i Izetbegovic, i Krasisnik, i Zubak. Se non vengono al mondo naturalmente, l’occidente è disposto a creare questi mostri. All’occidente fa comodo, anche perché l’industria bellica venne accresciuta, rinforzata e modernizzata e così, più soldi venne destinati alla “difesa”. Tanto è così, che l’occidente non perde tempo in appoggiare l’UCK, i guerriglieri albanesi dell’Esercito di Liberazione del Kossovo. Milosevic era ancora lì, tutto il mondo già conosceva i suoi precedenti e comunque, migliaia di morti, milioni di profughi. La NATO bombarda le città serbe e non solo, ma naturalmente, come a Baghdad, sono degli interventi chirurgici, anche se una volta o altra sbagliano il bersaglio e colpiscono le case dei civili, le ambasciate di paesi ostili. Era normale prendere la difesa dei kosovari, ma non per il fattore umano, poi che cosa vuole che valga la vita di uno di loro. Agli USA interessava il territorio strategico per costruire lì un condotto per il petrolio diretto al cuore della civiltà. Ancora morti; ancora terrore, ancora pulizia etnica da entrambi le parti. Questa volta però, l’occidente si è stancato di Milosevic, non era più un promettente nemico numero uno. Magari lo ridiventerà in futuro. Per ora intralcia troppo! Ed è proprio così, entra in gioco il Tribunale Internazionale ed il famigerato Milosevic risponde dell’accusa di crimini contro l’umanità. Ci voleva tanto? Croazia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Kossovo, sempre la stessa storia: miseria, morti, guerra, più guerra, ancora guerra, più miseria, ma sempre più armi, più commercio illegale, più denaro, più profitto.
Con la caduta di Milosevic, l’occidente, ma soprattutto gli Stati Uniti avevano bisogno di trovare un altro nemico pubblico numero uno. La cosa migliore è andare a cercare tra i vecchi amici. La CIA, i servizi d’intelligenza degli Stati Uniti, sicuramente sapevano ed erano alla conoscenza della crescita del terrorismo internazionale. Certamente lo sapevano! E dopo aver piantato per tanto tempo vento, alla fine era certo che avrebbero raccolto tempesta! Prima o poi avrebbero risposto alla rabbia e al fanatismo dei vecchi alleati.
Dopo aver fornito armi e supporto tecnico militare e l’aiuto di Rambo II o III, (non me lo ricordo!) ai soldati di Dio durante l’occupazione sovietica in Afghanistan, ora era arrivato il momento. “Kabul è un’industria di terroristi!”, sostengono gli americani. Certo! Sono stati proprio gli USA, insieme al Pakistan ad armare i Talebani, gli studenti di teologia. “La barbarie stata imposta!” La sharia è il barbaro codice legale islamico, che prevede, tra le altre cose, l’amputazione dei piedi e mani in caso di furto. È terribile come la pena di morte negli USA, per intenderci! Gli USA accusano i Talebani di mantenersi con l’imposto di guerra fatto pagare dai traffici di droga. L’Afghanistan è il più grande produttore di oppio (serve per fabbricare l’eroina). Ma gli USA di questo fatto erano già a conoscenza da sempre, quando fornivano l’appoggio ad ogni costo nella lotta contro gli storici nemici sovietici. In verità gli USA non volevano accettare la concorrenza! La globalizzazione sì! Ma il mercato della droga deve appartenere a loro. Come è accaduto con il generale Noriega del Panama, che ha fatto il furbo con la CIA.
Un fatto drammatico, quanto pittoresco, quando il generale Noriega, ex capo del Servizio Segreto del Panama e stretto collaboratore della CIA, assume, nel 1983, il comando delle Forze di Difesa del paese. Tutti sapevano che il Panama era lo scalo più importante per il traffico di droga (soprattutto colombiana) verso lo Stati Uniti. Anzi, la CIA si forniva e manteneva, attraverso Noriega, stretti rapporti ed appoggio ai cartelli colombiani della droga.
Il problema di Noriega (in quel momento amico, ma immediatamente dopo diventa nemico pubblico numero uno degli USA) è che a lui non andava a genio continuare ad essere soltanto un intermediario tra i cartelli della droga e la CIA. Come un vero e proprio arrampicatore naturale, Noriega decise di mettessi in proprio. La droga che doveva superare il controllo e arrivare senza alcun problema negli USA, al recapito della CIA, venne sequestrata. Giustamente, possiamo dire. Ma la CIA, dopo tanti sforzi e una precisa organizzazione, non era disposta ad accettare questa dimostrazione di ribellione, soprattutto il tradimento di uno dei suoi uomini migliori. Con tempismo, gli USA non lasciarono sfuggire l’occasione, per far pagare per il suo tradimento, capitata immediatamente dopo, quando, nel mese di maggio 1989, il generale Noriega (il faccia d’ananas) annullò le elezioni vinta dall’opposizione. Attraverso un’azione denominata Operazione Giusta Causa (certo! Ci mancherebbe che non lo fosse!), gli USA bombardano la città del Panama uccidendo migliaia di civili. Le truppe di marines degli Stati Uniti invadono il Panama nel tentativo di catturare Noriega. Il “faccia d’ananas” venne trovato colpevole e condannato nel 1992 a 40 anni di prigione (il tempo necessario per riflettere e per pentirsi del suo tradimento) per traffico di droga e estorsione. La condanna venne ridotta a 30 anni nel 1999, rendendo Noriega candidato alla libertà condizionata entro il 2007. Intanto passava le sue giornate godendo il sole della Florida, ma dietro le sbarre! Ma l’azione per catturare Noriega però, costò troppo in termini di popolazione civile!
Nel frattempo, a Kabul aumenta il prezzo dei rasoi. È certo! Tra non molto, potranno tornare a rasarsi. Vede quanto è bella l’economia capitalista, soprattutto quando è globalizzata? Ci mancava pure che non speculassero su questo aspetto così importante per l’economia afgana. Le “Twin Towers” sono a terra, nel vero senso della parola, e insieme a questo simbolo importante dell’extra-potere USA, giacciano i corpi senza vita di migliaia di civili innocenti. Condannare il terrorismo? Certo! Non ho alcuna difficoltà in farlo. Desiderare che Osama Bin Laden paghe per questo orribile crimine? Certo! Ma siamo sicuri che stato lui il responsabile? No! Una buona parte della popolazione mondiale ha il movente. Una buona parte dell’umanità ancora soffre le conseguenza delle azioni USA. Chiunque! Dico chiunque avrebbe voglia di colpire gli USA. E chi è Osama Bin Laden, se non un prodotto dell’occidente? Bin Laden è soltanto il nemico pubblico numero uno degli USA del momento! Dopo essere stato un alleato, Bin Laden rappresentava, in quel momento, quello che ha rappresentato Saddan Hussein; quello che ha rappresentato Pinochet; quello che ha rappresentato Milosevic; quello che ha rappresentato Noriega... Altri Osama Bin Laden nasceranno in futuro; altri nemici pubblici numero uno degli USA sorgeranno tra gli alleati attuali. Era facile profetizzare!
Gli USA erano alla conoscenza della strage. I Servizi d’Intelligenza sono stati informati dal FBI della presenza negli Stati Uniti di appartenenti al gruppo di Osama Bin Laden. Ora gli USA, con la complicità dell’Occidente, hanno la scusa e la “licenza per uccidere” una popolazione civile innocente, che non ha colpa se i mostri creati nel laboratorio statunitense si sono decisi a non obbedire più. Quasi 5000 civili furono uccisi come risultato dei bombardamenti statunitensi del primo anno di guerra. Kabul diventò (era facile pronosticare!) soltanto una nuova Hiroshima; una nuova Nagasaki; una Nuova Città del Panama; una nuova Belgrado; una nuova triste pagina della storia.
La guerra in Afghanistan, iniziata il 7 ottobre del 2001, ha visto l'avvio delle ostilità con l'invasione del territorio controllato dai talebani, da parte dei gruppi afghani loro ostili dell’Alleanza del Nord, mentre gli USA e la NATO hanno fornito, nella fase inziale, supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali (statunitensi e britannici in testa) hanno aumentato la loro presenza anche a livello territoriale (Operazione Enduring Freedom).
L'amministrazione Bush ha giustificato l'invasione dell’Afghanistan, nell'ambito della guerra al terrorismo seguito agli attentati dell’11 settembre del 2001, con lo scopo di distruggere Al-Qaeda e catturare o uccidere Osama Bin Laden, negando all'organizzazione terroristica la possibilità di circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan attraverso il rovesciamento del regime talebano. A dieci anni dall'invasione, il 2 maggio 2011, le forze statunitensi hanno condotto un’incursione ad Abbottabad, vicino a Islamabad, presso il rifugio del leader di Al-Qaeda, Osama Bin Laden, uccidendolo, prima che potesse raccontare la sua vera storia. L'azione militare è stata condotta da truppe di terra con l'ausilio di soldati e intelligence pakistani. Nell'azione sarebbero morti altri membri della sua famiglia. La fine della guerra? No! Siamo ancora in alto mare o meglio in piena tempesta marittima. È soltanto cambiato il nome del nemico numero uno degli USA. Sono i talebani! Ma non è detto, nel frattempo sono sorti altri nemici della civiltà occidentali (sempre ex amici, naturalmente! Ci mancherebbe che non fossero!). Ora esiste l’IS (stato Islamico)! Ma chi sono, che cazzo vogliono questo dell’IS? Da dove vengono? Come sorgono? Domanda! Ma chi cazzo ho in testa che mi sto sempre a domandare, a rompere i coglioni e stancare i pochi neuroni che ho nel cervello! Forse perché “Je suis un cretin” (rubando la parodia a un noto comico e conduttore televisivo).
L’IS è un gruppo terrorista islamico attivo in Siria e Iraq, il cui attuale capo, Abu Bakr Al-Baghdad, nel giugno 2004 ha unilateralmente proclamato la nascita di un califfato nei territori caduti sotto il suo controllo.
Cerchiamo di capire! Je suis idiot! Nel maggio del 2003, in Iraq, Paul Bremer, governatore civile dell’Iraq occupato dalle forze americane, dopo l'abbattimento del regime sunnita e dio Saddam Hussein, emanò un decreto che prevedeva lo scioglimento dell’esercito iracheno. Improvvisamente 400.000 soldati dello sconfitto esercito iracheno furono esclusi da incarichi militari e fu negato loro il trattamento pensionistico. Da questo evento, numerosi ex-militari cominciarono a imbracciare le armi e a combattere contro gli statunitensi e contro il nuovo governo sciita iracheno da essi voluto, cominciando a organizzarsi in gruppi di combattimento e a coordinarsi per riconquistare il potere in Iraq. Cazzo! Cazzo! Cazzo! Tre volte così comincio a diventare meno “idiot”!
Siamo entrati nella Primavera Araba, e mentre in altri paesi del Nordafrica si svolgono manifestazioni di piazza senza precedenti, il governo di Bashar al-Assad, per limitare le possibili aggregazioni di manifestanti, attua una politica di censura su Internet, impedendo l'accesso a Facebook, Twitter e YouTube. Ah! Sono diventato meno “idiot”. Però, diciamo la verità! In tutti questi anni, dagli anni Quaranta la famiglia Assad fa quello che vuole nel paese. Quella non è una Repubblica, è una Monarchia, dove il potere passa da padre a figlio e allo Spirito Santo! Tuttavia, sempre nel 2011, il governo apre definitivamente ai social network e dopo 5 anni fa cadere il divieto che ne prevedeva l'oscuramento. Pochi giorni dopo, però, Tal al-Malluhi, giovane blogger siriana, viene condannata a cinque anni di carcere dall'Alta corte per la sicurezza dello Stato, con l'accusa di aver lavorato per conto della CIA. Vedette, mi mancava proprio quest’ultima parola CIA. Ma che cazzo, sono da per tutto! È vero, ammettiamolo, ha sempre avuto l’appoggio dell’URSS.
A partire dal 2012 lo Stato Islamico dell’Iraq è intervenuto nella guerra civile siriana contro il governo di Assad e nel 2013, avendo conquistato una parte del territorio siriano e scelto come propria capitale Raqqa, ha cambiato nome in Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS).
A causa della posizione strategica della Siria, i suoi legami internazionali e del perdurare della guerra civile, la crisi ha coinvolto i paesi confinanti e l'intera comunità internazionale. Gli organi dirigenti del Partito Ba’th e lo stesso presidente appartengono alla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo che è tuttavia minoritaria in Siria. Per questo motivo, le nazioni a maggioranza sciita sono intervenute a protezione del governo siriano. Sia l’Iran che l’Iraq cercano di mantenere un governo alleato che permette di creare una macroregione che arrivi fino al Libano. Sia combattenti iracheni che iraniani sono presenti a fianco dell’Esercito regolare. Il fronte dei ribelli è invece stato sostenuto dalla Turchia e soprattutto dai Paesi sunniti del Golfo, in particolare Arabia Saudita e Qatar che mirano a contrastare la presenza sciita in Medio Oriente. In ambito ONU si è verificata una profonda spaccatura tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito che hanno espresso sostegno ai ribelli e Cina e Russia che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico che militare.
Ultimamente il clima fra Mosca e Washington è tesissimo mentre proseguono i raid russi sul territorio siriano. Oltre il 90% del bombardamenti russi in Siria non sono contro i jihadisti dello Stato Islamico o di al Qaida ma contro gli oppositori di Assad, ci fanno sapere dalla Casa Bianca.
Negli ultimi giorni la Turchia ha aperto un nuovo fronte nella guerra contro il gruppo Stato islamico, bombardando le postazioni dei jihadisti in Siria e offrendo le sue basi alla coalizione statunitense.
Ma la Turchia ha anche colpito i ribelli curdi che combattono contro lo Stato islamico in Siria e in Turchia. Secondo i critici, si tratta di una strategia miope, che rischia di ritorcersi contro Ankara. Non è che alla fin fine lo Stato Islamico da nemico diventerà amico. Cavolo, je suis idiot. Je suis pensavo che curdi erano quelli, forse gli unici, che combattevano contro l’ISIS. Come je suis ingenuo, ma che dico, je suis crétin.
Come disse Mujica, scusate, il Grande Mijica: “L’unico bombardamento ammissibile in Siria è con latte in polvere e biscotti”.
Intanto l’ISIS, per finanziare il terrore, può contare su un tesoro di 2,2 miliardi da droga, riscatti, estorsione sui sudditi che lascia vivere e sul petrolio contrabbandato a Turchia e Kurdistan. Ma la domanda nasce spontanea. Questo cavolo di petrolio, chi lo compra dai terroristi, sapendo che con quel soldi finanziano il terrorismo? Scusatemi, ma un’altra domanda: le armi, chi li vende?
Ho capito, ho capito. Certo, oggi siamo tutti francesi, je suis. Brutta storia! Ancora più vittime civili, innocenti. La Francia, il mondo sconvolti dalla manifestazione di terrori a Parigi. Chi non gli condanna? Bisogna avere il cervello fuso per non farlo. Ma! Non lo so! Stragi e tante stragi nel mondo. World Trade Center e le Twin Towers… va bene ma che centra se alla fine hanno scoperto che si trattava di una macchinazione da parte della CIA e del governo americano? Importanti è che sono morti tantissimi innocenti, o no? Certo…
Non accetto però, che ai morti occidentali venga dato un valore superiore alle altre vittime. Non esiste la razza superiore. Siamo tutti appartenenti ad una unica “razza”, quella umana. E il valore della vita umana deve essere incommensurabile, infinito, tanto a Kabul, quanto a Baghdad, a Belgrado, a Hiroshima, a Nairobi, a Buenos Aires, a Rio de Janeiro, ad Assunción, a Tblisi, a Bujumbura, a Belfast, a Gerusalemme, a Pechino, a Santiago, alla Città del Messico; a Nicosia, a Bogotà, a Brazaville, a Pyongyang, a Hanoi, a New York, a Parigi così come nella Città del Vaticano, ovunque in questo mondo. È giusto dedicare un tempo di raccoglimento alle vittime di New York e di Parigi ma cerchiamo di non essere ipocriti, poi se tutto questo è vero, allora dobbiamo finire i nostri giorni, aspettando il giudizio finale, in rigoroso e eterno silenzio.
Dobbiamo inoltre riempire di bandiere, bandierine, banderuole i nostri profilli sui vari social network in giro. Perché, Je suis américaine, française, pakistanaise, irakienne, iranienne, vietnamienne, africaine, chinoise, chypriote, colombienne, brésilienne, argentine, irlandaise, syrienne, afhegano, palestinien, etc. et etc.
Peut-être, je suis principalement un idiot
Nessun commento:
Posta un commento