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Era l’inizio degli anni Ottanta quando ho sentito parlare per la prima volta della guerriglia dell’Araguaia. Erano poche le informazioni, principalmente frammentate e confuse. Io e Gegê eravamo lì ad ascoltare il compagno Marcelo che, a modo suo e dopo qualche sorso di birra, ci raccontava di alcuni compagni uccisi durante la resistenza. Sì, la guerriglia dell’Araguaia è stata soprattutto una resistenza contro il regime fascista impiantato in Brasile dopo il 1964.
L’argomento era ancora tabù e la guerriglia era stata relegata nel silenzio più assoluto da parte dei militari, ancora al potere. Un episodio che la storiografia ufficiale del periodo ha fatto di tutto per cancellare. Sono pochi i brasiliani che ne sono a conoscenza.
Marcelo ci parlava di Maurizio e André Grabóis, padre e figlio; Maria Lucia, Lucio e Jaime Petit, i tre fratelli. Allora, per la prima volta ho sentito il nome di Osvaldão, il leggendario guerrigliero che spaventava i soldati ai margini del fiume Araguaia e di tanti altri giovani assassinati nella foresta Amazzonica.
L’argomento mi ha appassionato fin dall’inizio ma erano poche le fonti di informazione. Intanto, in quel periodo, i familiari di tanti giovani assassinati percorrevano la regione del Becco del Pappagallo in cerca di dati precisi.
Qualche scrittore o giornalista ha avuto accesso a documenti ufficiali, scoperti nel tempo, poiché i militari non si sono mai pronunciati ufficialmente sull’argomento.
All’inizio degli anni Novanta i parenti delle vittime hanno cominciato a scavare nei cimiteri di Xambioá, io già mi trovavo in Italia ma continuavo a seguire gli sviluppi della questione. Lì, hanno trovato le ossa, identificate nel 2009 attraverso il DNA, della guerrigliera Maria Lucia Petit. In seguito, hanno trovato i resti di Jorge, nome in codice di Bergson Gurjão Farias.
Dopo la fine del regime militare, associazioni di parenti delle vittime hanno cominciato a pressare i successivi governi e la Giustizia per ottenere più informazioni sui combattenti desaparecidos e sulla localizzazione dei loro resti.
Nel 1995, dopo due decenni di silenzio da parte dei governi, i familiari, attraverso l’organizzazione internazionale Human Rights Watch e il Centro per la Giustizia e Diritto Internazionale hanno inviato una petizione alla Corte Interamericana dei Diritti Umani della OSA (Organizzazione degli Stati Americani), chiedendo l’intervento presso il governo brasiliano per il diritto all’informazione.
Nel luglio del 2003, il Tribunale di Brasilia ha ordinato al governo di rompere il sigillo sulla guerriglia dell’Araguaia e di svelare entro un termine di 120 giorni i luoghi di sepoltura dei resti dei guerriglieri, disponendo anche una rigorosa indagine nell’ambito delle Forze Armate brasiliane.
Naturalmente, in seguito alle proroghe, non siamo ancora riusciti ad arrivare alla verità e la soluzione resta in alto mare.
Dopo tanti anni e tanta attesa ho deciso di fare alcune ricerche. Negli ultimi tempi ho letto tutto quello che si può trovare pubblicato sulla guerriglia dell’Araguaia, un patrimonio storico e culturale del paese, da salvaguardare e tramandare ai posteri, per offrire un punto di partenza da cui sviluppare una riflessione e un’interpretazione della propria realtà passata e presente.
Due importanti testemonianze sono alla base di questo libro: Glenio Sá, Araguaia – relato de um guerrilheiro; e il Diario di Maurício Grabóis nella Guerriglia dell’Araguaia.
In verità, viviamo in tempi ove la memoria storica serpeggia tra l’evocazione del passato, la visualizzazione del presente, il vaneggiamento del futuro.
Il mio desiderio di sempre è stato il riscatto della memoria di questi compagni caduti lottando per liberare il paese dall’oppressione.
La memoria storica costituisce quindi un sapere, oggetto di analisi rispetto alle trasformazioni sociali, culturali, economiche e politiche.
Ricordarla con grandissimo rispetto, non per fare apologia di questa o di quell’altra forma di lotta. Il modo di lottare, il popolo lo crea e lo sceglie in conformità alle circostanze di ogni periodo storico. Ogni popolo, ogni cultura, in differenti modi crea dei mezzi che attraversano il tempo e superano la mortalità dell’uomo rendendone immortali ed eterni i valori e le azioni.
Oggi, la lotta per i diritti del popolo e per la difesa della libertà continua sotto nuove forme, in relazione alla realtà politica del paese.
Avere una memoria storica ha costituito in passato un alto obiettivo per una società di uomini imprigionati e attanagliati da un paradosso: il desiderio di poter dimenticare ciò che è stato, l’ambizione di ricordare e trovare una continuità con ciò che è avvenuto, cercando così di trasporre nella prassi il motto degli antichi: storia maestra di vita.
Prestare un omaggio ai guerriglieri e alle guerrigliere dell’Araguaia e celebrare la memoria di tanti altri eroi brasiliani, che caddero lottando in difesa del Brasile, significa, nell’attualità, raddoppiare gli sforzi per la conquista di un paese democratico e sovrano nel quale il popolo ottenga il diritto ad una vita degna e felice.
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